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"Quando il viandante canta nell'oscurità, rinnega la propria apprensione,

ma non per questo vede più chiaro"

(S. Freud)

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  • Fabio Livio Galimberti

Doppio inganno

Aggiornamento: 13 dic 2020



Don Giovanni va visto a teatro. E magari dell’Opera. In questi tempi di chiusura, però, ci vogliono altre scelte. Quella della Città di Parma e di Michela Murgia, ad esempio, che portano online lo spettacolo “Don Giovanni, l’incubo elegante”. Certo, quello dal vivo, ça va sans dire, è un’altra cosa, perché la vena attoriale di Michela Murgia si esprime al meglio e ci sono quelle interazioni con il pubblico (penso solo alle risate) che fanno parte dello spettacolo. Ad agosto all’aperto ai Bagni misteriosi del Franco Parenti è stata tutta un’altra suggestione, tutto un altro divertimento e anche la durata ha avuto il su perché.

Però quello andato in onda sul canale youtube della Città di Parma e in diretta Facebook ha avuto la sua intensità. E ci trovate tutta la forza di una lettura originale di un personaggio che ha avuto più letture che donne. E non so se mi spiego. Se mi spiego come il catalogo di Leporello, che lascio a voi scoprire dove la scrittrice ce lo fa ritrovare.

La lettura di Michela Murgia si ispira anche a diversi testi. Due in particolare, che cita e si ritrovano in molti passaggi del suo monologo: lo splendido E Susanna non vien, di Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani e poi – la ringrazio – il mio Il principe nero. Don Giovanni, un sogno femminile.

In proposito sono molto significative le chiose che Michela Murgia fa e le sue intuizioni. Una in particolare mi ha colpito. Quella del doppio inganno. Don Giovanni – forse mi ripeto un po’ ma è importante – punta una donna solo se è onorata. La sua condizione nella vita amorosa – si fa per dire “amorosa”, sarebbe meglio dire “amatoria” – è che ci sia l’onore della donna da rubare. Quello per cui ha fiuto è l’onor di femmina. È per questo che una volta disonorata gli volta le spalle e non se la fila più.

Però con Donna Elvira compie un capolavoro di bastardaggine logica. O di bastardaggine e basta, se preferite. L’ha già disonorata, dunque che gliene importa più? Come si fa a disonorare una donna se è già disonorata? È impossibile. Qui dovrei citare Lacan, che afferma “il reale è l’impossibile”. Dato che l’ho fatto, allora, diciamolo, Don Giovanni compie l’impossibile e si avvicina al reale nell’erotismo. Michela Murgia ce lo fa notare con finezza questo avvicinamento al reale, questo gioco logico, “crudele e perverso”, come lo definisce. Don Giovanni si traveste con i panni del suo servo per sedurre la domestica di Elvira e manda Leporello, il suo servo, travestito con i suoi panni di padrone, a scoparla una seconda volta. Così riesce a chiudere il ciclo dell’umiliazione di una donna con un inganno al quadrato. La quadratura del cerchio, appunto, che mostra quel trionfo di maschere e di illusioni che imperversa nel campo minato dell’amore. Brava Michela Murgia!

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